Si arricchisce la collezione di opere d'arte contemporanee di Fondazione Città di Cremona, grazie alla donazione da parte di Tiziana Cordani della scultura “Arpia Morente” in terracotta ingobbiata, opera di Agostino Ghilardi. Il passaggio è stato ufficializzato negli spazi della galleria Pqv Fine Art di palazzo Fodri, dove l’opera è stata esposta insieme a una ricca selezione di opere del Novecento appartenenti alla collezione di Fondazione, una delle più esaustive in provincia.
In questo caso il dono porta con sé un forte carico emotivo perchè questa realizzazione di metà anni Novanta del cremasco e soncinese d'adozione Ghilardi, è stata per vent'anni un oggetto custodito gelosamente da Cordani nella propria abitazione, che l’ha aiutata a superare alcuni momenti dolorosi legati a malattia. "Certe volte mi sedevo in poltrona e la guardavo, lì davanti a me e tra di noi c'era una sorta di dialogo muto che mi mancherà sicuramente moltissimo", racconta. "Quando mi sentivo oppressa e tormentata, travasavo in un certo qual modo in questa figura quelli che erano i miei problemi, essa li raffigurava e allo stesso tempo costituiva per me una catarsi. Parlo del dolore sia fisico che interiore, quello dei sentimenti, dei pensieri e di tutto quanto si porta dietro l'esistenza.
La vita è fatta di casualità e la lettura di un libro dedicato alla mitologia greca e al formarsi dei grandi miti, mi ha riavvicinato alla vicenda dell'arpia, figura in parte femminile in parte grifagna che esprime il dolore dell'essere imprigionati e di non poter vivere totalmente la propria vita".
E' stato da queste letture che è scaturita l'intitolazione dell'opera da parte della stessa Cordani.
"L'avevo ricevuta in dono da Agostino quando venni colpita da un serio problema di salute - continua Cordani - e ho deciso di donarla a mia volta nel 2019, dopo un altro momento difficile, sempre per motivi di salute, nella consapevolezza della bellezza della sua forza e capacità di impattare nel mondo di oggi, con tutto quanto sta succedendo. E senza nemmeno dirlo ai miei famigliari, ho pensato di farne il primo dei doni artistici da lasciare alla Fondazione prima di terminare il mio percorso come curatrice dei beni artistici.
L'Arpia lascia casa mia, ma entra in un'altra casa, che è allo stesso tempo la casa di tutti noi, la sede della Fondazione, dove penso che pian piano i cremonesi finiranno con l'innamorarsi di lei, come è successo a me. Ero anche sicura di donare un'opera che ha un pregio artistico importante".
Agostino Ghilardi, insegnante di scultura all'Accademia di Santa Giulia, la realizzò a metà degli anni Novanta dopo un lungo percorso di studio e approfondimento sui vasi dell'antica Grecia, le ceramiche eoliche e quelle cretesi, oltre a quelle dell'area della Mesopotamia.
Una ricerca durata anni e anni, catturando così il segreto di quelle infinite sfumature di rosa, rosso, verde che animano le superfici lisce del vasellame, per riprodurle trattando il materiale a lui più congegnale, quella terra che caratterizza la Pianura Padana, così malleabile e affascinante, "che quando cammini crea l'impronta. La terracotta è nella nostra tradizione, è il materiale più umile, di una grandissima praticità, e appartiene al nostro Dna di pianura".
Così è nata di getto, in appena un giorno, questa creazione che rappresenta l'essere mitologico caduto a terra, metà donna e metà uccello, colta in un grido straziante e nello spasmo del corpo. "Quando si lavora ci si fa prendere dall'impeto dell'immagine. Quando crei, quello che prende forma non è più quello che pensavi all'inizio, ma lo devi comunque lasciare libero", rivela Ghilardi. E a proposito del gesto di Cordani: "La gratuità di cui sta dando prova mi ha molto colpito, è un concetto che oggi non esiste quasi più. Ma le opere una volta fatte sono come i figli, se ne devono andare per il mondo.
Sono rimasto molto sorpreso che Tiziana se ne sia staccata, e questo fa di lei una vera e propria docente di vita. Questa è stata una lezione anche per me".
Un sentito ringraziamento a Tiziana Cordani è giunto da Uliana Garoli, presidente di Fondazione Città di Cremona. Non a caso per la firma dell'atto di donazione è stata scelta la galleria Pqv di Palazzo Fodri, generosamente concessa dal titolare Pietro Quattriglia Venneri, dove si è da poco conclusa l'esposizione di quadri e sculture del Novecento della Fondazione. "Abbiamo scelto di essere qui per la firma - ha detto Garoli - a suggello di questa bellissima mostra visitata da molti cremonesi e gruppi di fuori città, che con l'occasione hanno potuto vedere anche palazzo Fodri. Le opere d'arte sono il biglietto da visita migliore per la nostra Fondazione, in aggiunta a tutte le opere di natura sociale a cui siamo chiamati".
Ancora da decidere quella che sarà la collocazione esatta di quest'opera da ammirare a tutto tondo, all’interno del Palazzo della Carità di piazza Giovanni XXIII. "Una delle cose su cui ho puntato molto negli ultimi tempi", rivela Cordani in veste stavolta di curatrice della collezione, "è stato di acquisire delle ceramiche o dei cotti, perchè la scultura è una parte rilevante della produzione artistica cremonese, ma è anche la meno conosciuta e la meno apprezzata o compresa. Per questo ho voluto colmare i vuoti, cercando di avere almeno due opere per ciascun autore". Ed ecco quindi le due opere di Sereno Cordani, padre di Tiziana e figura di spicco del Novecento italiano, e poi due Biazzi, Tomé, Botti.
"L'Arpia Morente - è la riflessione finale di Cordani - mi ha sempre ricordato un po' le gargouilles, per quell'impatto greve della materia non ancora uscita dal suo bozzolo. Quest'opera ha un sacco di collegamenti dal punto di vista storico e artistico e per questo una collezione pubblica è la collocazione migliore.
Quando un'opera d'arte è diventata tua perchè l'hai amata e ti ha fatto capire delle cose, per tanto tempo, in effetti non ti abbandona mai, fa sempre parte di te e non la lasci più".