A partire dalla metà del Trecento, infatti, nacquero i principali istituti caritativi laici – quindi distinti e autonomi rispetto alle attività assistenziali promosse dalla Chiesa – e in particolare il Consorzio della Beata Vergine o della Madonna, detto comunemente Consorzio della Donna (legato ai Francescani), e il Consorzio di Sant'Omobono (legato ai Domenicani). Ad essi si aggiunsero nel tempo vari altri Luoghi Pii, come la Compagnia della Carità o Carità di San Vincenzo, sorta nel Cinquecento per impulso del vescovo Nicolò Sfondrati e dei Barnabiti, l'Ospedale dei poveri vergognosi, fondato sempre nel Cinquecento per soccorrere le famiglie un tempo agiate, cadute in disgrazia, e altri di più piccole dimensioni, spesso legati ad un ambito parrocchiale. L'assistenza operata da queste istituzioni era rivolta alle diverse categorie di poveri e bisognosi e si esplicava in varie forme, dalla elargizione di elemosine in denaro alla distribuzione di beni di prima necessità (pane, farina, indumenti), alla costituzione di una dote per le fanciulle povere, all'accoglienza dei pellegrini. Le maggiori allargavano il proprio raggio d'azione all'intera città, offrendo per secoli un supporto imprescindibile ai ceti sociali meno abbienti.
La struttura amministrativa era guidata da quattro reggenti eletti ogni anno fra la nobiltà cittadina e comprendeva vari funzionari in modo da gestire gli ingenti patrimoni, soprattutto fondiari, pervenuti ai Consorzi grazie a donazioni: ad esempio, nel Seicento, il Consorzio della Donna possedeva circa 6.800 pertiche di terra, oltre a diverse case in città. Le numerose donazioni da parte di benefattori hanno una precisa ragione religiosa, vale a dire l'ottemperanza al dovere cristiano di esercitare le opere di carità, che, appunto attraverso i lasciti testamentari, venivano delegate ai Luoghi Pii.
Nei lasciti erano talvolta comprese anche opere d'arte, in particolare pale d'altare: infatti, fino alla riforma ottocentesca, il patronato degli altari nelle chiese cittadine era affidato a privati che erano proprietari dei dipinti; il patronato poteva essere lasciato in eredità a un Luogo Pio, a cui passava anche la pala corrispondente. I ritratti dei benefattori, invece, provengono di norma dalle case stesse dei benefattori – come i dipinti devozionali di dimensioni piccole o medie – oppure furono commissionati dai Luoghi Pii per onorare la memoria di quanti avevano contribuito ad accrescerne i patrimoni. I Consorzi, peraltro, furono committenti diretti di dipinti come nel caso del Consorzio della Donna, che richiese nel 1687 ai pittori cremonesi Francesco e Pietro Antonio Picenardi i 12 episodi con Storie bibliche oggi nella Sala del Consiglio, destinati in origine a decorare i pilastri della vicina chiesa di San Francesco (ora scomparsa) in occasione di solenni celebrazioni liturgiche.
A fianco dei Luoghi Pii operavano, a partire dalla metà del Cinquecento, anche i due Orfanotrofi cittadini, il maschile ed il femminile, sorti fra i primi in Italia grazie all'iniziativa di Sant'Antonio Maria Zaccaria.
La grande riforma del sistema caritativo attuata da Giuseppe II d'Asburgo nel 1786 portò a concentrare tutti i Luoghi Pii nel nuovo Istituto Elemosiniere e i due orfanotrofi nell'Istituto Educativo. Il primo ebbe sede nel palazzo che oggi ospita la Fondazione, eretto sul finire del Seicento (1695-97) dal Consorzio della Donna come propria sede e funzionale appunto alle attività caritative: il piano terreno era adibito a magazzini per conservare i beni da distribuire ai poveri, il porticato della facciata offriva un riparo all'elargizione delle elemosine, mentre al primo piano (rimasto quasi intatto) erano gli uffici amministrativi e la Sala del Consiglio, dove tutti i membri si riunivano al cadere dell'anno per l'elezione dei nuovi reggenti. Gli stemmi in stucco della sala riportano i simboli della patrona del Consorzio, la Vergine Immacolata, le tre stelle e la mezzaluna. L'altro grande Luogo Pio, il Consorzio di Sant'Omobono, aveva invece la propria sede presso la chiesa omonima (nell'attuale via del Consorzio), ma questa è stata nel tempo trasformata e resa irriconoscibile. Nel 1807 l'Istituto Elemosiniere fu concentrato nella Congregazione di Carità, insieme all'Ospedale Maggiore, ai due Orfanotrofi e al Monte di Pietà: da quel momento la sede fu conosciuta come "Palazzo della Carità". Nel 1890, a seguito della Legge "Crispi" (L. 6972/1890), i diversi Luoghi Pii divennero Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza. Nel 1937 fu costituito l'Ente Comunale di Assistenza (eca), che riunì i patrimoni delle II.PP.A.B. Istituti Elemosiniere ed Educativo, oltre a quelli di piccole opere pie otto-novecentesche (le Opere Pie Lacchetti e Bertarelli, l'Asilo Notturno Broggi Simoni, l'Istituto Bambini Lattanti e Slattati, l'Istituto Manini) e, negli anni sessanta, della Fondazione Eliseo e Stellina Stradiotti. L'Ente Comunale di Assistenza amministrò le diverse II.PP.A.B. fino al suo scioglimento, disposto nel 1977. Le diverse II.PPA.B. vennero poi rette dal Comitato Amministrativo del disciolto E.C.A. fino al 1986, quando lo stesso Comitato Amministrativo venne sostituito dal Collegio Commissariale. Risale alla fine degli anni novanta la trasformazione nel Raggruppamento delle II.PP.A.B. Riunite Città di Cremona, nel quale sono confluiti i patrimoni dell'Opera Pia Patronato Pro Mutis e dell'O.P. Colonie Riunite Cremonesi.
Con il 1 gennaio 2004 nasce la "Fondazione Città di Cremona" (costituita con deliberazione della Giunta della Regione Lombardia n. VII/15772 del 23/12/2003), fondazione senza scopo di lucro, nata a seguito della fusione delle II.PP.A.B. "Istituto Elemosiniere, Istituto Educativo Cremonese, Fondazione Eliseo e Stellina Stradiotti" e dell'I.P.A.B. "F. Soldi – Centro Geriatrico Cremonese".