"Primo Mazzolari - la carità è sempre un pò eccessiva". L'incontro in Fondazione
«Dalle lettere al vescovo Cazzani si capisce la carità secondo Primo Mazzolari. Un modo di stare dentro la Chiesa, un atteggiamento pastorale». Don Bruno Bignami ha presentato giovedì 9 novembre presso la Sala Consiliare di Fondazione Città di Cremona il libro da lui curato “Primo Mazzolari - la carità è sempre un po’ eccessiva”edito da Edizioni Dehoniane Bologna. Frutto di un lungo lavoro sugli scambi epistolari tra il parroco di Bozzolo e il vescovo di Cremona in decenni fondamentali della storia italiana.
Pubblicato lo scorso giugno in occasione della visita di Papa Francesco a Bozzolo, il volume raccoglie alcune delle lettere più significative scritte da Primo Mazzolari tra il 1917 e il 1951. Dalla Grande Guerra a cui partecipò passando per i difficili anni dopo la crisi del ‘29, quando la sua testimonianza da Bozzolo al vescovo Cazzani racconta di un popolo che soffre la fame.
All’incontro presso Fondazione sul libro “Primo Mazzolari - la carità è sempre un po’ eccessiva”, organizzata durante la Settimana della Carità, erano presenti anche don Andrea Foglia, storico, e Angela Bellardi Cotella, ex direttore dell’Archivio di Stato. «Nelle lettere di Mazzolari al vescovo - ha spiegato don Foglia - traspare la personalità di un parroco libero e franco». Dal titolo dell’opera, che riprende proprio una citazione di Mazzolari, Bellardi ha tratto poi spunto per una digressione sulla casa di Fondazione Città di Cremona, il Palazzo della Carità di Piazza Giovanni XXIII, «erede di una lunga tradizione cittadina» che parla di assistenza, generosità e cura dei più deboli. «Luogo dove ancora oggi ciascuno può svolgere la propria carità».
Ha moderato l’incontro di giovedì scorso la presidente dell’Ente Uliana Garoli che ha infine ricordato l’importante donazione del pittore Mario Rota alla collezione novecentesca ospitata presso Fondazione Città di Cremona e aperta al pubblico. «È un dipinto olio su tela che raffigura proprio la chiesa di Bozzolo affidata per decenni a Primo Mazzolari». Dove il parroco trovò rifugio durante l’occupazione nazifascista.