PREMIO BARBIERI 2020/4: PER GLI AMICI DI ROBI UNA NUOVA SCOMMESSA (VINTA)
Il blocco di tutte le attività sportive e degli eventi musicali rischiava di lasciare inattivi troppo a lungo i ragazzi degli 'Amici di Robi'. Per questo Federico Medagliani, presidente dell'associazione che ha trasformato un torneo di street basket di quartiere in un evento nazionale e ha infiammato le notti estive al parco al Po con il Tanta Robba Festival, non ha avuto dubbi nel proporre ai ragazzi di dare una mano alla rete di CremonAiuta. Nello spirito che da sempre contraddistingue questa associazione: entusiasmo, empatia e tanta positività nell'affrontare anche i momenti bui.
Il 'via' all'impegno è venuto quando in associazione si sono resi conto che era proprio impossibile, quest'anno, dare vita all'evento già pronto a partire, il St.Patrick's Day, lo scorso febbraio. "Mi è arrivato un messaggio, se potevamo consegnare birra", ricorda Federico. "Ho capito che forse potevamo metterci a disposizione anche per fare qualcosa di più utile e abbiamo chiesto all'assessore Viola". L'incarico è stato quello di recapitare i pasti pronti preparati presso il Bon Bistrot (e poi al Seminario) presso le abitazioni di persone anziane e fragili servite dalla cooperativa Varietà, che aveva molti soci - dipendenti impossibilitati per malattia o altro.
Un servizio che ha impegnato sette giorni su sette, con una ventina di utenti per giorno. Mente organizzativa è stata Letizia Kakou, educatrice, 28 anni il prossimo dicembre, da un anno socia degli Amici di Robi, che di settimana in settimana ha incrociato i turni senza mancare di mettersi sempre in servizio per prima quando serviva.
Tra i volontari segnalati per il premio Barbieri, oltre a lei c'è Stefano Ferrari, 27 anni, studente in Ingegneria Meccanica a Parma e Federica Maccagnola, stessa età, addetta alle vendite in un negozio di telefonia, che dai primi di marzo non ha mai saltato un turno e considera gli anziani del suo giro come se fossero i suoi nonni. Per tutti, a turno, partenza dalle cucine del seminario e poi per tre ore circa, il giro dei 'clienti' abituali, con cui sono nate storie di affetto e amicizia.
"Mettersi a disposizione della comunità è stata un’esigenza fisiologica", racconta Paola, segretaria dell'associazione. "Sinceramente questo tipo di volontariato sta restituendo più a noi, emozionandoci ogni volta che una persona anziana ci ha aperto la porta con il sorriso nel vederci, con quella timida felicità che si prova nell’aspettare una visita gradita, probabilmente l’unica della giornata".
Un impegno che ha visto unirsi caratteri diversi e li ha resi più amici nel condividere quei viaggi da una casa all'altra percorrendo strade deserte e spesso sconosciute: Stefano, ad esempio, non aveva mai fatto altro volontariato se non all'interno del Tanta Robba. "Come addetto alla 'cambusa', dice ridendo, "ma lì siamo in tanti a collaborare, è impossibile conoscersi tutti, a volte sono solo numeri su whatsapp. Qui è stato diverso, non pensavo di trovarmi subito così a mio agio, invece mi è venuto tutto naturale, forse anche per il momento particolare che vivevamo e per la causa. Tre ore in macchina tutte le mattine aiutano a familiarizzare".
Tra i tanti utenti per cui questi ragazzi erano diventati presenza fissa, alcuni resteranno sempre in mente: come 'la Vitto', una signora di 94 anni, una tosta, che aveva sempre lavorato in vita sua e raccontava aneddoti e storie sulla sua gioventù, il marito, i figli. "La nostra presenza era una gioia per lei, ci ringraziava perchè portavamo una ventata di felicità. 'Buona giornata, come verrei volentieri con voi', ci diceva".
La 'Vitto' è entrata anche nel cuore di Federica, che è riuscita a conciliare il volontariato con i turni di lavoro a mano a mano che questo riprendeva: "Portava i suoi anni egregiamente, ci ripeteva tutti i giorni l'aneddoto in cui il marito le diceva, quando era ancora in vita, 'te seét de sbàter in dèl bidoòn del rud' e la nostra risposta era sempre che tutti avremmo fatto la firma ad arrivare ai 94 come lei".
Tra tanti sorrisi, anche qualche amarezza: "C'è stata una persona che ci rispondeva un po'stizzita se non arrivavamo all'ora giusta, perchè diceva che poi doveva uscire", racconta Stefano, "poi magari si arrabbiava se nella scatola c'era il pane integrale invece di quello normale, in quanto diabetico ... ma niente di traumatico".
"A volte è stato anche difficile osservare le regole - aggiunge Federica - sapevamo bene di non dover entrare in casa, però c'erano persone che magari non avevano neanche la forza di prendere le scatole, bisognava proprio avvicinarsi, oppure si sorreggevano con il bastone e non c'era modo di fare la consegna a distanza. Ho visto anche situazioni in cui
mi chiedevo, vedendo certe persone, come facessero a stare da soli e purtroppo qualcuno, o perchè caduto o a causa del Covid, non è più stato in grado di stare in casa".
Qualche timore di subire il contagio c'è stato: "Ho avuto gli zii ricoverati - dice Stefano - in effetti in qualche momento ho pensato al rischio, ma è durato poco, e poi eravamo protetti, si sudava tantissimo dentro quel camice. Se non lo facciamo noi a 27 anni, mi sono detto, chi dovrebbe farlo?".
"Da tutto questo abbiamo solo guadagnato, non abbiamo rinunciato a niente", afferma Letizia."E' stato anche un modo per rimanere attaccati alla realtà" aggiunge Federico. "Parecchie persone si sono aggiunte nel tempo, in tanti ci hanno chiesto di poter dare una mano. C'è molto dell'atteggiamento di Roberto (Telli) in quello che abbiamo fatto in questa occasione. Il piglio di tutti i volontari è sempre lo stesso di tutte le altre nostre iniziative: cercare di mettere a proprio agio la persona che hai di fronte, che sia un 18enne che vuole vedere un concerto o un anziano. Sono convinto che le persone che si mettono in gioco con noi hanno connaturata questa carica emotiva ed empatica, anche nell'approcciarsi a degli sconosciuti. Mettere a proprio agio le persone era una grande dote di Roberto, noi cerchiamo di fare lo stesso. E' curioso che in questo gruppo ci sia gente di 18 anni, di 40, gente che ha tre lauree e altri che magari non hanno finito le medie ... tanta diversità ma con qualcosa che li unisce".
"Siamo riusciti a portare tanto del paradigma 'Tanta Robba' anche in questa situazione 'strana'.
Dopotutto il desiderio di superare la tristezza per la perdita di un amico è quello che ci ha fatto mettere in piedi il torneo tramutando la paura in qualcosa di positivo. Anche con l'emergenza sanitaria è successo qualcosa di simile: siamo in un momento di difficoltà, cerchiamo di fare qualcosa che ci aiuti a costruire".
Questi gli altri ragazzi under 28 che hanno dato la massima disponibilità nei vari turni di consegna: Luca Balla, Zamble Bi Denson, Gabriella Petrina, Chiara Sbruzzi, Anca Verde, Angelica Bonavita, Matteo Zametta.
"Siamo molto orgogliosi e grati di avere in Associazione persone dotate di questo spirito, sono la nostra forza e sprone a buttare sempre un po’ più in la il cuore oltre l’ostacolo".
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