Saraceno: "Reddito di cittadinanza? Molti limiti, ma occasione da non sprecare"
La rete di associazioni che fa capo ad Alleanza contro la povertà si è data appuntamento nel salone di Fondazione Città di Cremona, giovedì 17 gennaio, per fare il punto sulle linee di sviluppo delle politiche regionali di contrasto alla povertà 2018 - 2020, su cui le associazioni sono chiamate a dare una propria valutazione. Un parere non positivo, visto che molte delle indicazioni date da chi opera nei fatti a favore dei poveri, non sono state prese in considerazione.
Dopo l'introduzione di Daniela Polenghi, presidente del Forum provinciale del Terzo settore, ha preso la parola la sociologa e studiosa della famiglia Chiara Saraceno, per un intervento che ha toccato anche gli aspetti di stretta attualità legati al reddito di cittadinanza. "Un'occasione da non sprecare", un decreto con molti difetti, e che per questo va tradotto nella pratica con molte attenzioni, ma che ha avuto il merito di introdurre per la prima volta misure universalistiche per contrastare la povertà. "Persino la Grecia aveva introdotto misure di questo tipo, mancava solo l'Italia. Però dovrete lavorare - ha detto rivolta alle associazioni - perchè questa cosa non fallisca". Tra i punti critici, l'approssimazione riguardo le effettive risorse in campo, la quantificazione superficiale dei 780 euro, derivante da parametri poco agganciati alle diverse realtà territoriali, l'errore di caricare i Centri per l'Impiego di compiti non propri, l'aleatorietà di nuove figure come i 'navigator', la separazione netta tra due canali, 'lavoro' e 'esclusione sociale', che non corrisponde alla realtà dei fatti.
Detto questo però, il reddito di cittadinanza può essere, per Saraceno, una prima risposta ad una società che dagli anni Novanta ha visto cambiare i parametri della povertà, con una drammatica caduta della capacità di spesa anche da parte di chi un lavoro ce l'ha. Sono soprattutto le famgilie monoreddito del sud al di sotto del livello definito di povertà assoluta (il 12% della popolazione ne è colpita) ma anche il nord non ne è esente ed anzi qui la forbice sociale è più ampia che mai, con ricchi sempre più ricchi e poveri 'assoluti' e 'relativi' equiparabili tra loro, pertanto veramente indigenti. Salari bassi e lavori precari sono la causa di questo precipitare verso il basso dei redditi famigliari, tanto da non poter provvedere nemmeno ad un livello minino di consumi, ha spiegato Saraceno. Il 30% dei poveri assoluti sono famiglie di migranti (prevalentemente collocati al nord e per i quali non è previsto reddito di cittadinanza a meno che non siano residenti da 10 anni) ma l'aspetto più grave riguarda i minori: che non hanno nessuna responsabilità e per i quali le possibilità di ascesa sociale sono veramente minime. "E' un problema di giustizia, ma anche di futuro per l'intera collettività", afferma Saraceno. "La presenza di entrambi i genitori occupati fa scendere di 2/3 il rischio di povertà al sud. Questo significa che sostenere l'occupazione delle madri è la migliore politica di sostegno alla povertà, che non può essere ridotta alla sola integrazione del reddito, ma è un insieme di opportunità e di servizi".
Ha concluso l'incontro Paola Gilardoni, portavoce di Alleanza Contro la Povertà Lombardia.
Tra il pubblico presente in Fondazione, gli assessori Mauro Platé e Rosita Viola. Fanno parte di Alleanza contro la povertà di Cremona le associazioni Auser, San Vincenzo CR, Acli, Forum III Settore, Coop. Altana, Caritas CR, Arci, CGIL-CISL-UIL, Solco, Amici di Emmaus, Legautonomie, Azione Cattolica CR.