SETTIMANA DEL RIFUGIATO, IL DEBUTTO IN FONDAZIONE
La Fondazione Città di Cremona ha ospitato lunedì 18 giugno la prima giornata della Settimana del Rifugiato, iniziativa voluta dal Comune, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che ricorre ogni anno il 20 giugno sotto l'egida dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Un'occasione per sensibilizzare l'opinione pubblica sul dramma vissuto da milioni di persone costrette a lasciare il loro Paese, che si dipanerà nell'arco della settimana in molte altre iniziative patrocinate dall'assessorato al welfare e vivibilità sociale con la collaborazione dei soggetti aderenti al programma Sprar (coop. Nazareth, Sentiero, Servizi per l'Accoglienza).
La Fondazione ha nel proprio dna la vicinanza alle situazioni di fragilità sociale e non poteva mancare di dare ospitalità al primo evento in programma, iniziato con un aperitivo di benvenuto presso la sede di piazza Giovanni 23° e con i saluti di Rosita Viola, assessore a trasparenza e vivibilità sociale nel Comune di Cremona e di Uliana Garoli, presidente Fondazione Città di Cremona.
Viola ha ricordato i vari appuntamenti della settimana, che si concluderà sabato con la prima esperienza di 'living library' cremonese: sotto la pagoda dei giardini pubblici chi lo vorrà potrà ascoltare le storie di alcuni migranti dalla loro viva voce. “Storie molto pesanti – ha detto Viola - quelle di queste persone, non mi piace che rappresentanti delle istituzioni facciano certe dichiarazioni; però confidiamo che ci sia spazio anche per la ragione e per trovare percorsi di convivenza possibile”.
“Grazie per aver scelto questo palazzo per una cosa così importante e con una forte carica simbolica”, ha detto Garoli. “Ma non solo di simboli parliamo, bensì di creatività, di cose concrete ed operative. La concretezza, pur con i limiti che possiamo avere, è la risposta migliore alle tante parole d'ordine che sentiamo in questo momento e che trovo fuori tono”. “Noi rappresentiamo le istituzioni e sentiamo la responsabilità dell'accoglienza, che è un problema culturale fondamentale – ha poi aggiunto -. Dobbiamo parlare per forza di cose la stessa lingua quando parliamo di accoglienza e dobbiamo distinguere le situazioni. Qui parliamo di rifugiati, di diritti dell'umanità, che sono universali, non stiamo parlando di buonismo o di accoglienza in generale, ma di storie di vita delle persone. E' di questo che la società deve ragionare”.
Il Palazzo della carità di piazza Giovanni 23° come luogo dove far convergere le energie di chi fornisce accoglienza e di chi viene accolto: questo il senso della partecipazione della Fondazione alla Settimana del Rifugiato, senza dimenticare – ha aggiunto Garoli - che tutto quello che riesce a mettere a disposizione altro non è se non la restituzione alla città di quanto ricevuto dai benefattori.
Dopo il rinfresco, a cui hanno partecipato anche alcuni migranti inseriti nella rete Sprar, nel salone di rappresentanza della Fondazione è stato proiettato il film documentario 'Ibi' di Andrea Segre: la toccante storia di una donna africana giunta in Italia nel 2000 per cercare di dare un futuro migliore ai suoi figli, arrestata per aver accettato di trasportare droga dalla Nigeria all'Italia, condannata a tre anni e poi una volta uscita di prigione per buona condotta, protagonista a Castel Volturno di una rinascita che metteva insieme sforzi di integrazione e lotta per il riconoscimento dell'asilo. Una vicenda con un finale non felice, emblematica di quanto sia difficile incasellare in un'unica categoria il fenomeno migratorio.